Gare a tappe

La farsa romana

Un Giro d'Italia sul quale si erano sprecati gli aggettivi positivi fin dalla sua partenza in Israele, vede consumarsi un epilogo che ha del grottesco e che palesa la forte superficialità con cui si arrivano a prendere decisioni insensate sulle quali è difficile trovare nesso e motivazioni. Responsabilità che nell'approfondimento, è opportuno sottolineare come esse non siano imputabili ad un solo ed esclusivo attore. Responsabilità che sono da cercare tra i corridori, la giuria e l'organizzazione.

Attraverso una prima riflessione che potrebbe sorgere spontanea, alla luce anche di casi clamorosi come abbiamo assistito negli ultimi anni al Tour de France, verrebbe da meditare sul perchè una protesta da parte dei corridori non si è mai sollevata in eguale misura sulle strade della Grande Boucle. Con la presa di posizione e la discesa in campo in prima persona, del leader della corsa. Il secondo punto è la giuria. Ci è sembrato che questo organismo abbia usato un atteggiamento troppo condiscendente a fronte di condizioni oggettive abbastanza opinabili. La terza parte tirata in causa, è l'organizzazione. Perchè in questo caso, due possono essere le ipotesi. Con la prima, pur riconoscendo la piena autonomia alla giuria, nel caso però questa avesse davvero sopravvalutato il problema segnalato dai corridori, verrebbe da pensare che nel confronto spontaneo che sarebbe scaturito tra le parti, il peso della società organizzatrice sarebbe stato davvero esiguo. Nel caso opposto – e qui viene sviluppata la seconda ipotesi – verrebbe da chiedere perchè sia stato accettato un percorso con evidenti criticità e perchè queste non sono mai state notate ed evidenziate nei vari sopralluoghi. Il senso della logica farebbe propendere a valutare quanto accaduto, come un clamoroso autogol da parte dei corridori. Anche se in questo caso, a effetto domino, scaturirebbero indirettamente tutta una serie di precarietà che sia pure in misura diversa coinvolgerebbero sia la giuria che l'organizzazione. Se si pensa al centro storico di Roma e a una delle sue parti più suggestive che coinvolge i Fori Imperiali, non si può fare a meno di non dare per scontato che ci siano da affrontare tratti di strada in selciato. Sarebbe come se alla Parigi-Roubaix qualcuno si lamentasse di trovare il pavè, o tratti di strada sconnessi. Come pure non è scritto da nessuna parte che l'ultima giornata di una grande gara a tappe deve essere ispirata alla goliardia o ai festeggiamenti. Qualcuno potrà obiettare che anche al Tour succede. Non sarà difficile però replicare a tale osservazione, che ciò capita fino all'ingresso sui Campi Elisi. Da lì in poi, molti dei superstiti rimasti in corsa, si mettono alla ricerca di un'affermazione prestigiosa che può assumere il valore di una classica. Un'ambizione che non si limita esclusivamente alle ruote veloci del gruppo, ma anche ad altri tentativi temerari, che nel corso degli anni hanno avuto interpreti eccellenti quali Bernard Hinault o Aleksandr Vinokurov. Per non parlare poi, in caso di prova contro il tempo prevista all'ultimo giorno, i rovesciamenti di fronte che si sono verificati sia al Tour (Janssen su Van Springel nel 1968 o Lemond su Fignon nel 1989) che al Giro d'Italia (in epoche recenti, Ryder Hesjedal su Joaquim Rodríguez nel 2012 oppure Dumoulin su Quintana, lo scorso anno).

Come pure, c'è da sottolineare l'atteggiamento poco elegante della maglia rosa Chris Froome che in molti hanno visto rivolgersi piuttosto seccato ai giudici di gara ad esortare l'annullamento della competizione in termini di tempi e distacchi. Una decisione che poi, così come è stato, gli ha assegnato anzitempo il Giro d'Italia, edizione 2018. Auguriamo a lui che per l'inesorabile legge del contrappasso, quest'affermazione per la quale può avere avuto troppa fretta nel vedersela riconosciuta, non gli venga poi sottratta da sentenze delle quali è in attesa da mesi. Per come è apparso fino ad oggi nei suoi atteggiamenti, verrebbe difficile in tal caso, ipotizzare una reazione di euforia da parte dell'olandese Dumoulin, che accetterebbe una pur sempre antipatica e troppo posticipata sentenza, conferirgli una titolarità scaturita al di fuori del contesto agonistico.

Del resto, buche o non buche, lo sprint di Roma ha messo in luce ancora una volta l'irlandese Sam Bennet, che rispetto al solito avversario Elia Viviani, ha dimostrato una maggiore accortezza a scegliere le traiettorie. Il veronese, ottimamente pilotato dai compagni, una volta che si è trovato alle transenne, ha avuto molte difficoltà a mantenere il comando nel testa a testa con Bennet. Proprio a causa del terreno dissestato che ha incominciato a litigare con la sua ruota posteriore. Però, se il ciclismo è sport di strada, può starci anche questo.Come pure, se Froome ha trovato il palcoscenico per la sua impresa nello sterrato del Colle delle Finestre, qualcun altro doveva comunque godere dell'opportunità di approfittare del selciato dei Fori Imperiali.

Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi

ORDINE D'ARRIVO:

  1 Sam Bennett (IRL) Bora - Hansgrohe 2:50:49
  2 Elia Viviani (ITA) Quick Step Floors 00:00
  3 Jean-Pierre 'Jempy' Drucker (LUX) BMC Racing Team 00:00
  4 Baptiste Planckaert (BEL) Katusha - Alpecin 00:00
  5 Manuel Belletti (ITA) Androni Giocattoli - Sidermec 00:00
  6 Sacha Modolo (ITA) EF Education First - Drapac 00:00
  7 Niccolo Bonifazio (ITA) Bahrain - Merida 00:00
  8 Clément Venturini (FRA) AG2R - La Mondiale 00:00
  9 Paolo Simion (ITA) Bardiani Valvole - CSF Inox 00:00
10 Fabio Sabatini (ITA) Quick Step Floors 00:00

l'ordine d'arrivo completo della ventunesima tappa

CLASSIFICA GENERALE:

  1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 89:02:39
  2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:46
  3 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 4:57
  4 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 5:44
  5 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 8:03
  6 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 11:50
  7 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 13:01
  8 George Bennett (NZL) Lotto NL - Jumbo 13:17
  9 Sam Oomen (NED) Sunweb 14:18
10 Davide Formolo (ITA) Bora - Hansgrohe 15:16

la classifica generale completa dell'edizione 2018 del Giro d'Italia

Nieve si impone a Cervinia, il Giro è di Froome

La testa e il cuore c’erano, ma le gambe ormai, quello che avevano da dare lo avevano già dato. Nell’ultima tappa di montagna, quella con l’arrivo previsto ai piedi del Cervino, il terreno per Dumoulin per tentare un assalto disperato alla maglia rosa c’era tutto. L’olandese del resto, ha voluto provarci quando al traguardo mancavano circa 8 Km. Non si è fermato a quel tentativo, ma ha insistito provandoci altre tre o quattro volte. I 40” che lo separavano dalla maglia rosa Chris Froome, non rappresentavano sulla carta un distacco abissale e dopo gli sforzi di ieri, le reazioni potevano non essere così scontate. Motivo per cui il vincitore del Giro dello scorso anno non ha voluto lasciare nulla di intentato. Nessun rimpianto avrebbe dovuto accompagnare un onorevole 2° posto, conseguito dietro a chi, tra l’altro, si era reso ieri protagonista di una cavalcata solitaria epocale. Capace di accostarlo ai grandi miti della storia del ciclismo.

La 20a tappa si è concessa alla fuga. Contraddicendo una tendenza che è valsa fino al traguardo di Pratonevoso. Un tentativo che ha sicuramente ricevuto la benedizione del leader, che con tanti uomini in avanscoperta ha potuto evitare che i secondi di abbuono posti sui traguardi volanti stuzzicassero l’appetito di Tom Dumoulin. Tra tutti, l’unico avversario che potesse preoccuparlo ancora in classifica generale. L’attacco inizia al km 22, portato avanti da cinque atleti sui quali circa 17 Km dopo si portano altri 22 corridori. Un plotone di battistrada composto da ben 27 unità, in rappresentanza a grandi linee, di un po’ tutto il gruppo. Motivo per cui, già sul primo dei 3 GPM previsti nell’ultima frazione alpina, il vantaggio degli attaccanti supera ampiamente i 5 minuti. La corsa si decide però sul secondo valico, il Col Saint Pantaléon, posto al Km. 186, a 1664 metri slm. Sulla salita di questo colle se ne va da solo lo spagnolo Nieve che sulle prime rampe aveva preso il largo in compagnia di Grossschartner e Brambilla. Da lì in poi, lo spagnolo già vincitore in passato di 2 tappe al Giro (Gardeccia nel 2011 e Cividale 2016), si esibisce in un assolo fino a Cervinia. Dietro di lui, prima dell’arrivo del gruppo della maglia rosa, arrivano alla spicciolata 4 ex compagni di fuga. Nell’ordine, Gesink a 2’17”; Grossschartner a 2’42”; Ciccone a 3’45” e Brambilla a 5’49”.

Sullo stesso tratto di salita, si consuma il “dramma” che vede protagonista il francese Thibaut Pinot. Lo avevamo lasciato felicissimo ieri per avere conquistato il podio ed oggi, l’ultima tappa di montagna lo respinge sonoramente, chiedendogli conto delle fatiche del giorno precedente. Sarà di 45’32” il ritardo dal vincitore Nieve, che farà registrare al suo arrivo, . Dalla conquista del podio, la sua posizione in classifica generale è scivolata al 16° posto; a oltre 43 minuti da Froome. Lo stesso Dumoulin, apparso sempre lucido dalla prima tappa e tra tutti certamente, quello più costante nel rendimento, si è visto costretto a cedere altri 6” alla maglia rosa.

Per il disegno del percorso, ma anche per come è stato interpretato, l’edizione 101 del Giro d’Italia si è rivelata durissima ed estremamente impegnativa. Una corsa che abbiamo analizzato tappa per tappa ma alla fine, è stata soprattutto la frazione di Bardonecchia a disegnare la classifica generale definitiva. Un Giro che ha avuto tanti protagonisti, ma che alla fine si concede al sorriso e alla gioia di Chris Froome. Sul successo del britannico e sull’importanza di questa vittoria nel contesto di una carriera eccezionale ci sarà tempo per parlarne. Domani Roma accoglierà i valorosi superstiti che dopo tante battaglie vedranno riconosciuti gli onori proprio nella città eterna. Quella che, la storia ce lo insegna, ha avuto sempre un debole per gli eroi. Dopo 20 tappe, 151 eroi sfileranno domani nel circuito che dalle Terme di Caracalla raggiungerà i Fori Imperiali.

Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi

ORDINE D'ARRIVO:

  1 Mikel Nieve Iturralde (ESP) Mitchelton - Scott 5:43:48
  2 Robert Gesink (NED) Lotto NL - Jumbo 2:17
  3 Felix Großschartner (AUT) Bora - Hansgrohe 2:42
  4 Giulio Ciccone (ITA) Bardiani Valvole - CSF Inox 3:45
  5 Gianluca Brambilla (ITA) Trek - Segafredo 5:23
  6 Wout Poels (NED) Sky Professional Cycling Team 6:03
  7 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 6:03
  8 Davide Formolo (ITA) Bora - Hansgrohe 6:03
  9 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 6:03
10 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 6:03

l'ordine d'arrivo completo della ventesima tappa

CLASSIFICA GENERALE:

  1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 86:11:50
  2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:46
  3 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 4:57
  4 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 5:44
  5 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 8:03
  6 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 11:50
  7 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 13:01
  8 George Bennett (NZL) Lotto NL - Jumbo 13:17
  9 Sam Oomen (NED) Sunweb 14:18
10 Davide Formolo (ITA) Bora - Hansgrohe 15:16

la classifica generale completa dopo la ventesima tappa

La rosa perde i petali nel giorno di Schachmann

La conferma della teoria che per fare la differenza non servono le grandi pendenze. L’arrivo a Pratonevoso, un traguardo non inedito per il Giro d’Italia, che dieci anni fa fu sede di tappa del Tour de France, veniva equiparato per difficoltà, a quello del Santuario di Montevergine. Luogo nel quale, l’edizione 101 della corsa rosa aveva fatto arrivo in occasione dell’8a tappa. Un’analogia, per spiegare un finale impegnativo, ma non impossibile; al cospetto delle altre due tappe di montagna che saranno affrontate tra domani e dopodomani. Tanto però è bastato per vedere per la prima volta in crisi la maglia rosa Simon Yates, che in poco più di 1.500 metri ha visto dimezzare il proprio vantaggio in classifica generale nei confronti di Dumoulin.Fortuna per lui che non sono entrati in gioco gli abbuoni, perché oggi finalmente, la fuga ce l’ha fatta ad andare all’arrivo. Dei 12 uomini partiti tra i primi 25 Km di corsa, si sono affrontati nel testa a testa finale tre corridori, transitati in quest’ordine, sul traguardo di Pratonevoso: Maximilian Schachmann, Ruben Plaza e il nostro Mattia Cattaneo, che potrebbe nutrire il dubbio di aver sbagliato tatticamente qualcosa negli ultimi chilometri. Il corridore dell’Androni Giocattoli-Sidermec è apparso attendista in certe fasi, alternando attacchi a sorpresa che alla fine gli hanno riempito le gambe di acido lattico. Compromettendo inevitabilmente la sua reazione nel momento decisivo. Resta il fatto che il vincitore Maximilian Schachmann, del quale già alla vigilia della partenza del Giro il suo diesse alla Quick-Step Floors, Davide Bramati, ebbe modo di spendere parole elogiative nei suoi confronti, è stato colui che tra i battistrada, ha sempre dimostrato il miglior colpo di pedale. Come dire che, alla luce dei fatti, e soprattutto delle forze in campo, alla fine ha poi vinto il migliore.

Resta invece da capire chi, tra gli uomini di classifica, risulti essere a questo punto il migliore. Capire l’entità della crisi palesata della maglia rosa Yates, apparso in prima battuta ottimamente reattivo nel rispondere all’attacco di Dumoulin, ma poi, pochi metri più tardi, decisamente deficitario nel rispondere a quello di Froome e alle reazioni dell’olandese e di Pozzovivo. Valutare se il deficit accusato sul traguardo di Pratonevoso possa essere archiviato come un episodio sporadico che può capitare nel corso delle tre settimane di gara. Oppure – e in questo caso sarebbero dolori per il britannico – come un preoccupante segnale di allarme per chi in questo Giro non ha mai inteso correre al risparmio, preferendo l'opzione di vivere alla giornata, sfruttando l’ottima condizione. Nel tentativo, da parte di Yates mai nascosto, di incamerare più secondi possibili tra sé e il campione del mondo della cronometro. Nel timore mai sopito, di essere costretto a concedergli troppo tempo nella crono trentina, da Trento a Rovereto. Il britannico ha dunque interpretato la sua corsa con un mix di eccessiva spavalderia manifestata sul terreno amico, allo scopo di poter difendersi dalle eccessive paure indotte da una disciplina quale la prova contro il tempo, che raramente gli aveva concesso segnali confortanti. Alla fine però, l’attuale maglia rosa si ritrova adesso a rischiare proprio sul terreno amico. Quel terreno grazie al quale ha potuto sviluppare le sue ottime performances, che gli hanno consentito di vestire per 13 giorni il simbolo del primato. Una sfida che potrebbe improvvisamente riaprirsi anche per chi, condizionato dall’assoluta superiorità del giovane alfiere del team Mitchelton-Scott, si era già rassegnato ad abbassare le pretese, limitandole alla conquista del podio. Ritenendo ormai l'obiettivo maglia rosa, una chimera effimera e irrealizzabile.Sarebbe infatti limitativo a questo punto,  valutare il contesto del confronto ai soli Yates e Dumoulin. Se è vero che l’olandese ha recuperato 28” sull’avversario in un tratto brevissimo, è altrettanto vero che sul traguardo, il suo volto lo faceva apparire nettamente più stanco e stravolto rispetto a Froome e Pozzovivo. Come pure oggi, è apparso molto brillante Miguel Angel Lopez, che dalla tappa dello Zoncolan si fa notare per essere in forte e costante recupero. Salendo verso Pratonevoso il colombiano in maglia bianca è stato costretto a giocare d’anticipo, obbligato a rispondere a un attacco di Richard Carapaz, l’ecuadoregno che lo precede nella classifica dei giovani. Quello di anticipare i tempi è un atteggiamento che in corsa può capitare molto spesso. Purtroppo però, può succedere che il risultato che si ottiene sia l’opposto di quello che prefigurava l’intento. Quel tempo inizialmente guadagnato, può anche trasformarsi nell'evoluzione della gara, in ritardo accusato. Una precisazione dovuta, per indicare il rischio che sovente nasconde, una strategia votata all'eccessivo agonismo, nei finali in salita. Il giovane colombiano però, è arrivato alla terza settimana con uno stato di forma che sembra davvero eccellente e, se si escludono i corridori che facevano parte della fuga iniziale, Lopez è stato il primo del gruppo inseguitore ad avere tagliato il traguardo. Non per nulla, il suo bilancio giornaliero parla di 43” guadagnati sulla maglia rosa e di 15” recuperati nei confronti di Pozzovivo, Dumoulin e Froome. In classifica generale il corridore dell’Astana occupa attualmente la 6a posizione, accusando un distacco dal leader di 4’54”. Lo precede di appena 30” il francese Thibaut Pinot, apparso anche oggi in affanno, avendo raggiunto il traguardo 5” dopo la maglia rosa.Se la condizione continuerà a sorreggerlo, è ipotizzabile che il giovane sudamericano vorrà approfittare delle prossime due tappe per attaccare e risalire ancora in classifica generale. Ponendosi a quel punto quale valido alleato di chi vorrà attuare atteggiamenti belligeranti. Forse lo stesso Froome, che dopo qualche colpo a vuoto accusato nella tappa di Sappada, sembra ritornato a ottimi livelli. L’ultimo vincitore di Tour e Vuelta ha la consapevolezza di disporre di una squadra validissima ed esperta, in grado di supportare le sue velleità. Tra le quali a questo punto, potrebbe rientrare anche l’ambizione di vincere il Giro. Un’ambizione che anche per Pozzovivo potrebbe apparire come possibilità remota, ma non impossibile. Se da una parte è chiaro come il lucano stia correndo con estrema prudenza e non abbia mai tentato di sbilanciarsi più di tanto nelle sue azioni, è pur vero che dal primo giorno di gara è stato molto regolare nel rendimento, senza mai dare nessun cenno di cedimento. Come lui stesso ha ammesso nell’immediato dopo corsa, la sua condizione è ottimale anche sotto il profilo psicologico. Anche se, è bene ricordare, e scorrendo la classifica generale lo si può intuire meglio, dovrà fare attenzione a Froome che potrebbe insidiargli il podio, nel caso lui non riuscisse a recuperare sui primi due della classifica.
In sintesi, prima della lunga trasferta verso Roma, dove il Giro vivrà la sua apoteosi, ci aspettano due frazioni nelle quali potrà succedere di tutto. Anche rovesciare completamente quello che fino a ieri sembrava l’esito abbastanza scontato di un romanzo partito tre settimane fa dalla terra d'Israele.

Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi

ORDINE D'ARRIVO:

  1 Maximilian Schachmann (GER) Quick Step Floors 4:55:42
  2 Rubén Plaza Molina (ESP) Israel Cycling Academy 0:10
  3 Mattia Cattaneo (ITA) Androni Giocattoli - Sidermec 0:16
  4 Christoph Pfingsten (GER) Bora - Hansgrohe 1:10
  5 Marco Marcato (ITA) UAE Team Emirates 1:26
  6 Michael Mørkøv (DEN) Quick Step Floors 1:36
  7 Viatcheslav Kuznetsov (RUS) Katusha - Alpecin 1:52
  8 Jos Van Emden (NED) Lotto NL - Jumbo 3:22
  9 Alex Turrin (ITA) Wilier Triestina - Selle Italia 3:29
10 Davide Ballerini (ITA) Androni Giocattoli - Sidermec 5:09

l'ordine d'arrivo completo della diciottesima tappa

CLASSIFICA GENERALE:

  1 Simon Yates (GBR) Mitchelton - Scott 75:06:24
  2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:28
  3 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 2:43
  4 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 3:22
  5 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ 4:24
  6 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 4:54
  7 Rohan Dennis (AUS) BMC Racing Team 5:09
  8 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 5:54
  9 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 5:59
10 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 7:05

la classifica generale completa dopo la diciottesima tappa

Chris Froome nella leggenda

Tutti ne parlavano, tutti la temevano, e alla fine la terza settimana si è fatta davvero sentire. Attraverso soprattutto, con quella che era stata un po’ da tutti annunciata come la tappa più importante; la frazione che proponeva la Cima Coppi sul Colle delle Finestre e poi l’arrivo sul Jafferau, la montagna che sovrasta Bardonecchia. Una frazione importante per le difficoltà proposte, ma comunque, assolutamente niente di inedito per il Giro d’Italia. Di inedito c’è stata invece la grandissima impresa della quale si è reso protagonista un motivatissimo e determinato Chris Froome. Resta poco da scoprire di un corridore che in carriera è stato capace di vincere 4 Tour de France e 1 Vuelta Espana. Ciò di cui però è stato capace di fare nella sua infinita cavalcata nelle Alpi Cozie dai versanti piemontesi, oltre che di inedito per lui, rappresenta qualcosa che apparterrà per sempre alla storia e alla leggenda del ciclismo. Volendo contestualizzare negli ultimi 50 anni l’impresa del fuoriclasse del team Sky, potremmo paragonarla a qualcosa di cui sono stati capaci di realizzare in carriera soltanto Merckx e Hinault. Inserendo in tale contesto, anche l’impresa di Pantani sul traguardo di Les Deux Alpes.Dopo ciò che si era visto ieri sul traguardo di Pratonevosto, poteva anche essere ipotizzabile che Froome decidesse di uscire allo scoperto per valutare la condizione del connazionale in maglia rosa. Come pure poteva essere ipotizzabile anche un suo attacco, da lanciare anche nei confronti di Tom Dumoulin, che stamattina in classifica generale accusava un gap da Yates di appena 26”. Insomma, niente di fantomatico l’ipotesi che se Froome avesse sentito la gamba giusta, avrebbe provato un’azione anche a rischio, pur di rientrare nei giochi per la maglia rosa. A rischio non voleva dire attendere gli ultimi chilometri del Jafferau, quanto piuttosto, provarci già sullo sterrato delle Finestre a creare una selezione che metro dopo metro, potesse togliere dai giochi i suoi principali avversari.Così è stato in effetti. Solo che, quando Froome ha deciso di provarci, mancavano più di 80 chilometri al traguardo. In quel momento c’era da affrontare metà salita della montagna dove l’edizione 101 del Giro aveva posto la vetta da dedicare al “campionissimo”, il tratto in salita verso il Sestriere e la relativa discesa, e poi ancora, l’insidioso falsopiano - soggetto spesso al vento che spira in senso opposto – che porta a Bardonecchia. Per cui, ci poteva anche stare che a seconda di come si sviluppasse l’azione, il battistrada solitario potesse anche essere raggiunto dagli immediati inseguitori. Un piccolo manipolo di 5 uomini, composto da Tom Dumoulin, Thibaut Pinot, Richard Carapaz, Sébastien Reichenbach e Miguel Angel Lopez. Niente di tutto questo invece. In considerazione che il suo vantaggio è andato sviluppandosi attraverso una crescita costante, il keniano bianco ha inteso correre con la medesima spavalderia esibita fino a domenica scorsa dall’ex leader Simon Yates, oggi però apparso subito in affanno già dai primi tornanti del Finestre e scivolato poi nelle retrovie. Costretto a dire addio ai sogni rosa che al termine della crono di Rovereto sembravano ormai per lui, quasi del tutto esenti da minacce particolari. Tanto è vero che a tale proposito, erano in molti a sbilanciarsi a tale riguardo, con la seguente affermazione «il Giro lo può perdere soltanto lui». Un’affermazione vera solo in parte. Con il suo attacco, coraggioso, temerario e spregiudicato, Chriss Froome ha tolto anzitempo dai giochi molti dei protagonisti più attesi. Condannandoli con la sua azione, all’oblio; molto prima che ci si potesse rendere conto dell’efficacia in termini di risultato, di ciò che avesse potuto effettivamente produrre quell’iniziativa portata avanti con tanta veemenza dal capitano del team Sky. In effetti, se anche Froome avesse ceduto poi sul Sestriere o sul Jafferau, le sorti dell’ormai ex maglia rosa Yates o di Pozzovivo, sarebbero state comunque compromesse.Il fatto è che il battistrada non ha ceduto. La sua azione si è evoluta attraverso un accumulo progressivo di vantaggio, tale da conquistare alla fine, la tanto agognata maglia rosa. Vuoi per la stanchezza, vuoi per la mancata collaborazione dei sudamericani, Froome è riuscito a monetizzare al massimo la sua intraprendenza, affidata al cuore, ma non solo. É vero che nell’impresa del Finestre e company si è visto solo in parte il solito monologo del team Sky nell’imporre il ritmo. Un atteggiamo che la formazione britannica ha attuato soltanto nella prima parte dell’ascesa alla “Cima Coppi”. Poi, è entrato di scena l’interprete principale che sul traguardo, consapevole dell’eccezionale gesto atletico, non ha esitato a riconoscere quella appena conclusa, come la più bella e la più importante impresa della sua carriera.

In un continuo crescendo di emozioni e di infiniti coup de théâtre, alla vigilia dell’ultima tappa di montagna che porterà la corsa rosa da Susa a Cervinia, non possiamo assolutamente rassegnarci a valutare il verdetto uscito dalla tappa numero 19, come qualcosa di definitivo. Se Froome è stato superlativo, Dumoulin si è difeso con i denti e 40” rappresentano un gap che può essere recuperato anche perché, pur riconoscendo l’indubbio valore dell’attuale leader, ciò a cui abbiamo assistito da Venaria Reale a Bardonecchia, rappresenta qualcosa al di fuori degli schemi, per cui ipotizzare le reazioni che seguiranno a tanta fatica atletica e psicologica tra meno di 24 ore , può rappresentare un’incognita sulla quale, alla luce di quanto abbiamo assistito in questo Giro emozionante come pochi, nessuno può sbilanciarsi. Nei 214 Km che separano Susa da Cervinia potrà starci di tutto.

Oltre che per l’impresa di Froome, la tappa di oggi sarà ricordata anche per l’abbandono di Fabio Aru. Purtroppo in queste settimane si è parlato già abbastanza del talento sardo e gli argomenti purtroppo, non hanno mai avuto per oggetto le buone prestazioni. Uno stop che forse avrebbe potuto essere anticipato già alla vigilia dell’ultimo giorno di riposo, al fine di trovarsi più in avanti con i riscontri e le analisi dalle quali ripartire poi per un suo auspicato effettivo e completo recupero.

Più difficile invece, realizzare che tra i primi 10 della generale non figura più il nome del corridore che più di tutti aveva entusiasmato in questo Giro. Quel Simon Yates che dopo aver palesato una crisi evidente e purtroppo irreversibile, non appena la Sky ha forzato il ritmo, è poi giunto sul traguardo accusando un distacco di 38’31” dal vincitore di tappa che gli ha tolto il simbolo del primato. Il suo attuale piazzamento nella generale è il 18°; il suo gap dall’attuale maglia rosa è di 35’42”. Aveva davvero ragione chi invitava a fare attenzione, soprattutto alla terza settimana.

Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi

ORDINE D'ARRIVO:

  1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 5:12:26
  2 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 3:00
  3 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ 3:07
  4 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 3:12
  5 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 3:23
  6 Sébastien Reichenbach (SUI) Groupama - FDJ 6:13
  7 Davide Formolo (ITA) Bora - Hansgrohe 8:22
  8 Sam Oomen (NED) Sunweb 8:23
  9 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 8:23
10 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 8:23

l'ordine d'arrivo completo della diciannovesima tappa

CLASSIFICA GENERALE:

  1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 80:21:59
  2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:40
  3 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ 4:17
  4 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 4:57
  5 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 5:44
  6 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 8:03
  7 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 11:08
  8 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 12:19
  9 George Bennett (NZL) Lotto NL - Jumbo 12:35
10 Sam Oomen (NED) Sunweb 14:18

la classifica generale completa dopo la diciannovesima tappa

Yates si difende nella crono, si fa dura adesso per i suoi avversari

La tanto attesa cronometro di 34,2 Km da Trento a Rovereto ha espresso come dalle attese, verdetti importanti. Importanti ma non definitivi. Motivo per cui le tre tappe di montagna che si susseguiranno tra giovedì e sabato, potranno incidere sensibilmente su quella che sarà l’ultima parte della sfida per la conquista della maglia rosa.

L’amarezza di Rohan Dennis a Gerusalemme nella prima frazione, nel giorno in cui, per l’inezia di 2” ha dovuto cedere in extremis la vittoria al campione del mondo della specialità Tom Dumoulin, si è trasformata con il prosieguo del Giro, in momenti di grande soddisfazione sfociati nella conquista della maglia rosa e successivamente, col trionfo nella crono individuale nella Valle dell’Adige. Un successo nel quale il forte passista australiano è riuscito a mettersi dietro Tony Martin (-14”) e Tom Dumoulin (-22”). A questo punto però, incomincia un’altra storia. Una storia parallela legata alla classifica generale e più in particolare, alla conquista del simbolo del primato. Non aveva mai fatto mistero Simon Yates, di temere in modo particolare questa crono. Un timore rivolto soprattutto nei confronti di Tom Dumoulin. Sul quale, dall’Etna in poi, ha sempre cercato di incrementare secondi di vantaggio. Il testa a testa si è concluso come da previsione, a favore del corridore olandese, che in classifica generale è stato capace di recuperare 1’15” alla maglia rosa. Un bottino che sulla carta potrebbe apparire non sufficiente per ribaltare i giochi. Simon Yates ha realizzato una buona prestazione contro il tempo, in linea con quelle che al momento sembrano essere le sue potenzialità per prove di questo tipo. Se la condizione continuerà a sorreggerlo, i 56” potrebbero bastare per le sue ambizioni rosa. A parte l’arrivo di domani a Iseo, e l’epilogo domenica prossima a Roma, la corsa ha ancora da offrire tre frazioni di montagna per gli eventuali scontri al vertice. Terreni che, da quanto si è visto, dovrebbero favorire l’attuale leader, anziché il capitano del team Sunweb.

Concedere al suo primo rivale 75 secondi, equivalenti all’incirca 2” a chilometro, sta a significare che la lucidità e la forma del britannico sono ancora ottimali e non ci sarebbe nulla di sorprendente se così come ha fatto finora, il corridore della Mitchelton-Scott provasse a infierire ulteriormente sugli altri contendenti, sfruttando il terreno amico. Scontri al vertice che, dopo la giornata non certo ottimale di domenica scorsa, potrebbero riproporre tra i protagonisti anche Chris Froome, autore di una buona cronometro. Il 5° posto ottenuto e il distacco minimo accusato nei confronti dell’australiano vincitore (-35”), possono essere in effetti la prova di una condizione non malvagia, che evidenzia dei recuperi rispetto alle precarietà che il vincitore di 4 Tour ha palesato nelle tappe appenniniche. Del resto, al di là della migliore predisposizione a discipline come la cronometro rispetto al connazionale Yates, Froome ha recuperato terreno importante sul leader (1’01”) e il suo ritardo in classifica generale (-3’50”) lo pone adesso a ridosso del podio. Dietro a un ancora sorprendente Domenico Pozzovivo (che concede 3’11” alla maglia rosa), e davanti a Thibaut Pinot (5° a 4’19” dal leader, nella classifica a tempi). Entrambi autori di una prova abbastanza opaca. In particolar modo il francese che ha concesso oltre tre minuti al vincitore, dando l’idea che l’ottima condizione che lo sta accompagnando dal Tour of the Alps in poi, rischi di abbandonarlo proprio in questa ultima, difficile settimana. Per la cronaca, ci si deve soffermare anche sulla serie di squalifiche subite dal team UAE Emirates. Dopo aver acclamato e gioito per le ottime prestazioni fornite da Diego Ulissi e Fabio Aru, ecco più tardi arrivare la doccia fredda delle sanzioni applicate da parte della giuria a questi due atleti e, per la medesima infrazione, ha fatto ammenda anche a Valerio Conti. A questi, sempre in merito a tali sanzioni, motivate per “mancato rispetto da parte dei corridori delle distanze e degli scostamenti previsti – Scia”, sono stati aggiunti anche Ben Hermans e Remi Cavagna. Limitiamoci a dare la notizia. I giudici, avvalendosi della VAR, avranno avuto modo di analizzare la situazione con estrema precisione. Tale da prendere le decisioni sanzionatorie con l’opportuna fondatezza di motivazioni.

Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi

ORDINE D'ARRIVO:

  1 Rohan Dennis (AUS) BMC Racing Team 40:00
  2 Tony Martin (GER) Katusha - Alpecin 0:14
  3 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:22
  4 Jos Van Emden (NED) Lotto NL - Jumbo 0:27
  5 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 0:35
  6 Alex Dowsett (ENG) Katusha - Alpecin 0:40
  7 Chad Haga (USA) Sunweb 0:47
  8 Fabio Aru (ITA) UAE Team Emirates 0:57
  9 David De La Cruz Melgarejo (ESP) Sky Professional Cycling Team 1:01
10 Vasil Kiryienka (BLR) Sky Professional Cycling Team 1:04

l'ordine d'arrivo completo della sedicesima tappa

CLASSIFICA GENERALE:

  1 Simon Yates (GBR) Mitchelton - Scott
  2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb
  3 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida
  4 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team
  5 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ
  6 Rohan Dennis (AUS) BMC Racing Team
  7 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana
  8 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana
  9 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar
10 George Bennett (NZL) Lotto NL - Jumbo

la classifica generale completa dopo la sedicesima tappa

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